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Home › Blog › Costruzione dell’identità femminile: tra prescrizioni culturali e autoaffermazione
  • Articoli di Psicologia clinica
  • da interattivamente
  • 22 Gennaio 2021
  • 0

Costruzione dell’identità femminile: tra prescrizioni culturali e autoaffermazione

Dr.ssa Rosanna Manca

 

“Streghe lo siamo un po’ tutte, quando l’incantesimo è l’unica scelta che ci resta.”

(Tagliaferri, Murgia)

Morgana, la strega in ogni donna

Nell’ambito dei discorsi sulla costruzione dell’identità femminile, ultimamente mi sono spesso imbattuta nella figura di Morgana, in letture o in ascolti di podcast.

Morgana è un personaggio del ciclo di storie su Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda, dove impersona la figura negativa della strega/maga, sorella del sovrano e antagonista del buon Mago Merlino. La Morgana alla quale faccio riferimento qui è invece quella raccontata nel romanzo di Marion Zimmer Bradley “Le nebbie di Avalon” (1982), poi ripresa da Michela Murgia nel podcast “Morgana” (2019) e da Gancitano e Colamedici nel libro “Liberati della brava bambina”(2019).

La storia narrata è lunga, avvincente, complessa e rimando alla lettura del romanzo per approfondirne le tematiche. Qui basti sapere che ne “Le nebbie di Avalon” Morgana è dapprima una bambina che ha il dono della Vista, una veggente, che poi viene condotta ad Avalon, isola della Britanna dove si celebra il culto della Dea Madre, della quale diviene sacerdotessa e poi Dama del Lago, ovvero suprema autorità religiosa. Nel frattempo diverrà madre, rinunciando al figlio per la sua causa personale; vivrà alla corte di Artù, con le sue trame e i suoi distruttivi legami di potere. Si troverà a scontrarsi con l’affermazione del culto cristiano in Britannia e a dover lottare per mantenere vecchi riti e usanze, appartenenti ad una visione del mondo intrisa di giustizia, uguaglianza, autenticità e legame con la Natura, intesa come Madre suprema. Vedrà progressivamente affermarsi il potere dei sacerdoti cristiani che impongono la croce sullo stendardo di Re Artù e un nuovo modo di stare al mondo, meno intenso, meno radicale, meno impegnativo, dove ciascuno agisce secondo la propria convenienza senza curarsi delle conseguenze.

Il potere intuitivo di Morgana, che le fa cogliere i mutamenti del suo mondo in modo lucido, non le consente, qualsiasi azione tenti, di poter intervenire in maniera sostanziale per fermare il processo di cambiamento. Morgana, istintuale, guaritrice, allo stesso tempo donna di cultura, che sa leggere e scrivere, volitiva e pienamente padrona delle sue scelte, sia relazionali che di realizzazione personale, si scontra con un mondo che non accetta i suoi comportamenti e il suo modello di vita. Morgana, nella cultura contemporanea, diviene figura di strega, di donna malefica, antagonista al Bene. Impersona quella parte della femminilità dalla natura selvaggia, che per lungo tempo è stata censurata e negata dalle stesse donne. Quella donna selvaggia della quale parla Clarissa Pinkola Estes in “Donne che corrono coi lupi” (1989) e che viene qui descritta come, appunto, la parte istintiva della donna, concepita come irrazionale, non controllabile e dunque misteriosa. La stessa che però si rivela piena di saggezza e cultura ancestrale, guida nei momenti fondamentali in cui è necessario agire al di là del razionale.

Identità e prescrizioni culturali

In termini di identità psicologica, Morgana è ogni donna in quanto perennemente in conflitto con un Mondo che impone il suo controllo su comportamenti, relazioni, emozioni. Ciascuna donna, prima o dopo, si è sentita costretta a nascondere delle parti di sé e vergognarsene, in quanto non allineate a quanto le hanno insegnato, cioè a essere prima brava bambina, poi brava ragazza, brava compagna, brava madre, brava lavoratrice, brava cuoca, etc.

Quanta parte delle energie psichiche di una donna è impegnata nel continuo bilanciamento tra le richieste culturali/sociali e i suoi personali bisogni? Sono infatti i significati sociali attribuiti al proprio corpo, l’educazione, i modelli di comportamento, le attese degli altri e le prescrizioni legate al ruolo sessuale che consentono ad ogni donna di scoprire per sé una particolare versione dell’identità femminile.

Possiamo dunque definire l’identità femminile come un costrutto cognitivo, emotivo e comportamentale in cui si interfacciano due processi: un aspetto sociale, cioè l’attribuzione di caratteristiche proprie del ruolo sessuale di appartenenza o assegnato e un aspetto psicologico, cioè l’elaborazione individuale di tali caratteristiche in relazione a se stessi e agli altri. Le regole di condotta interferiscono con l’identità sia direttamente, come obblighi, stabilendo il modo in cui una donna è costretta a comportarsi, sia indirettamente, come aspettative, stabilendo il modo in cui gli altri sono costretti ad agire nei suoi riguardi. Nel processo sopra descritto, la parte istintuale, ancestrale, della quale la donna/strega Morgana è rappresentante, è spesso non considerata, misconosciuta, soffocata, con conseguenze psicologiche più o meno evidenti, a seconda del percorso individuale intrapreso da ciascuna.

Identità come percorso di autoaffermazione

Come dunque risolvere la dicotomia tra prescrizioni culturali e necessità di affermarsi nelle peculiarità individuali?

Risolvere l’ambivalenza tra istanze culturali e espressione dei bisogni di autoaffermazione è un processo che, in differenti fasi della vita, impegna psicologicamente ogni donna nella ricerca del personale equilibrio. L’identità personale, infatti, è il risultato di diversi processi psicologici intrapersonali (teorie su se stessi) e interpersonali (influenzati dal sistema di relazioni), che confluiscono in una struttura organizzatrice della conoscenza individuale relativa a se stessi. I molteplici ruoli che le donne devono impersonare nelle diverse situazioni quotidiane (molto più numerosi e variegati rispetto ai ruoli maschili) le espongono ad aspettative ed identificazioni disomogenee, non sempre compatibili con l’identità personale sottostante.

Ciò crea situazioni di conflitto nelle rappresentazioni di sé che costellano i diversi ruoli. Prendere in considerazione la parte istintuale, ben impersonata dalla figura di Morgana, ha spesso il significato di contestare le prescrizioni culturali assimilate con l’educazione e dunque mettere in crisi non solo le rappresentazioni di sé emergenti nell’interazione con gli altri, ma persino la stessa identità femminile impersonata in maniera stereotipata. Attivare un percorso di autoaffermazione identitaria comporta tentativi di scomposizione e successiva sintesi dei processi sopra descritti.

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