- Pensieri psicoterapeutici
- da interattivamente
- 30 Luglio 2019
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dià-vo-lo
Dià-vo-lo, dal greco: dia attraverso, ballo, metto. Propriamente, separare, metter in mezzo, frapporre una barriera, creare fratture.
Il diavolo è qualcosa di più penetrante di quanto l’iconografia classica ci faccia intendere. Infatti, originariamente, l’azione rappresentata da questa parola era riconducibile alla calunnia e a tutto ciò che avesse come effetto la separazione e l’allontanamento fra gli uomini.
Quando il cristianesimo prese piede e i satiri pagani furono trasfigurati in demoni dell’inferno -dalle punte degli zoccoli a quelle delle corna- la figura avversa a Dio prese il nome di chi tentava di separarlo dagli uomini, sue creature.
Modernamente, liberandoci di questo vecchio tipo di raffigurazioni, il diavolo è diventato più volentieri una persona elegantissima e affascinante, pur mantenendo il suo ruolo di separatore: perché in fondo, senza voler metter piede nella palude metafisica, il diavolo è in certo senso ciascuno di noi nella misura in cui le scelte che facciamo e le azioni che portiamo avanti fratturano il nostro mondo e ci separano dalla pienezza della realtà.