- Psicologia Clinica
- da interattivamente
- 30 Marzo 2020
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I risvolti psicologici della quarantena da Covid-19
In queste settimane – particolarmente difficili e sofferte – stiamo sperimentando la cosiddetta quarantena forzata: condizione contraddistinta da isolamento domestico e separazione dalle persone care, incertezza rispetto alla possibilità di contrarre l’infezione, venir meno della consueta routine e significativa riduzione del contatto interpersonale. Fermo restando le restrizioni e i vincoli che accomunano tutti, l’esperienza della quarantena assume significati e sfaccettature diverse, a seconda dell’orizzonte personale in cui essa si colloca. Solo per fare alcuni esempi, coloro che ritengono centrale il contatto fisico con gli altri possono sperimentare fenomeni di isolamento, solitudine e penoso distacco dal resto del mondo. Coloro che sono contraddistinti da uno stile di vita ritirato ed evitante possono avvertire una sensazione di “normalizzazione”, quando non anche di maggior equilibrio e tenuta psichica nel fronteggiare la situazione, dal momento che non patiscono la frustrazione da deprivazione di contatti (ma, viceversa, avvertono come problematico lo stare in relazione). Coloro che ravvisano la necessità di strutturare la giornata in sequenze di attività rigidamente preordinate possono vivere il disorientamento dettato dall’impossibilità di portare avanti le routine e i rituali in cui si identificano.
Gli effetti psicologici a breve e lungo termine
Fatta questa doverosa premessa relativa alla variabilità intersoggettiva, va detto che secondo recenti studi (Brooks et al., 2020) l’impatto psicologico della quarantena è principalmente contraddistinto dall’insorgere di problemi di ansia, depressione, rimuginazione, abbassamento del tono umorale, disregolazione alimentare, irritabilità e rabbia, frustrazione e impotenza, insonnia e più in generale disturbi del sonno. Gli stressor associati alla quarantena sono legati alla paura del contagio, alla frustrazione dell’essere “costretti” a rimanere in casa, alla confusione derivante da linee-guida a tratti scarsamente coordinate tra le autorità deputate a gestire l’emergenza, ai problemi presenti sul fronte economico e finanziario, al timore di essere trattati da “untori” laddove si contragga l’infezione e alla colpa del diventarne gli inconsapevoli vettori (con conseguenze che potrebbero rivelarsi fatali per gli stretti congiunti).
Tra le possibili conseguenze psicologiche a lungo termine la letteratura scientifica annovera disagi annessi all’abuso di alcool, alla persistenza di preoccupazioni rispetto alla percezione di sintomi potenzialmente correlati all’infezione (es. il timore di contrarre il Covid-19 anche una volta rientrata la fase emergenziale), alla paura di trasmetterla agli altri. Nei mesi successivi alla quarantena è inoltre possibile che le persone vadano incontro a sequele psicologiche quali ansia, depressione, rapida esauribilità, distacco dagli altri, rabbia e irritabilità, insonnia, difficoltà di concentrazione e decisione, evitamento sociale, deterioramento delle performance lavorative. Ed ancora, recenti indagini hanno messo in luce l’impatto esercitato dalle perdite sul fronte affettivo (sia in termini fisici che simbolici), ma anche economico e identitario (es. il non poter più assumere lo stesso ruolo professionale del passato). Non è da escludere lo sviluppo di una vera e propria sindrome post-traumatica da stress. Ciò fermo restando, il tipo di disagio psichico manifestato varia da persona a persona, anche in relazione ai livelli di resilienza e alle risorse disponibili sul fronte personale e sociale.
A chi prestare particolare attenzione in questa fase?
L’impatto psicologico esercitato dalla quarantena è significativo in tutte le fasce d’età, dacché ci siamo trovati indistintamente catapultati all’interno di una realtà ignota, precaria e incerta nelle sue evoluzioni: una realtà ancora scarsamente “mappata” e che non permette di dare corso alla nostra usuale esistenza, se non entro maggiori vincoli e minori gradi di libertà.
Per le persone anziane o con importanti compromissioni fisiche pregresse le conseguenze della quarantena possono essere più pesanti sotto il profilo psicologico, trattandosi della categoria più a rischio Covid-19 (per quanto non possano essere escluse anche fasce più giovani, come messo in luce da recenti stime). Non hanno sempre dimestichezza nell’interagire con i social e spesso non possono incontrare i congiunti, stante il rischio di venir contagiati. Possono, pertanto, sentirsi isolati e abbandonati a se stessi. Anche per i bambini e gli adolescenti questa fase può essere difficile da affrontare. Sono, infatti, andati incontro ad una brusca interruzione dei processi di socializzazione scolastica, sportiva e ricreativa. Possono sentirsi spaventati, intercettando la preoccupazione negli occhi dei genitori o elaborando con i propri strumenti le notizie – raccolte magari indirettamente – sulla gravità della situazione. Non da meno, una categoria particolarmente esposta a rischio – anche di suicidio – è quella del personale sanitario, dacché è sistematicamente a contatto con l’infezione e la morte: realtà drammatiche e sfidanti sia a livello professionale (non riuscire ancora ad individuare i farmaci efficaci nel fronteggiare il Covid-19), che personale (sostenere turni di lavoro estenuanti, esponendosi al rischio di essere infettati e restando lontani dai familiari onde evitare di contagiarli). Per quanto vengano definiti “eroi” o “angeli”, medici e infermieri restano pur sempre uomini chiamati a fare sforzi sovraumani. Da ultimo, una categoria da tenere in debita considerazione è quella dei familiari delle numerose vittime del Covid-19. Trattasi di persone che si stanno dolorosamente confrontando con perdite che potrebbero assumere la connotazione del cosiddetto “lutto complicato”, in virtù dell’impossibilità di accompagnare la morte dei propri cari e di elaborarne la scomparsa anche attraverso consolidati rituali di condivisione collettiva (vestizione del corpo, veglia, funerale).
Quarantena e psicopatologia
Se è vero che la quarantena non ha il potere di sviluppare psicopatologie, per sue intrinseche caratteristiche (anche in termini di durata e di modalità di estrinsecazione) può innescare processi suscettibili di far emergere fragilità e vulnerabilità psicologiche preesistenti, ad esempio quelle correlate a problematiche legate all’ansia e alla rabbia, oppure a configurazioni di tipo depressivo, ipocondriaco, ossessivo-compulsivo o paranoideo. Ciò implica che le persone con psicopatologie pregresse necessitano di supporto supplementare durante la quarantena.
Nondimeno, va osservato come – aldilà delle ipotesi che possono essere formulate a partire dalle conoscenze fin qui maturate – i possibili scenari futuri sul fronte psichico non sono al momento anticipabili. Non sappiamo quale sarà l’effettiva durata del nostro isolamento, né le possibili implicazioni dello stesso. Quello che è certo è che ci troviamo di fronte ad un “paesaggio” esistenziale nuovo e diverso da quanto vissuto negli ultimi cento anni. Le elaborazioni di senso che ne possono nascere sono potenzialmente difformi e variegate. Non è, quindi, escluso che le persone possano uscire dall’esperienza della quarantena scoprendo di disporre di energie e risorse inusitate. Non è neppure escluso che possano realizzare di essere cambiate in maniera significativa nello loro premesse identitarie o di aver acquisito un diverso stile interpersonale. Il distanziamento dai contatti che ora viene osservato per necessità e tutela della salute collettiva potrebbe, cioè, entrare a far parte – magari per un certo arco di tempo – di un modo altro di vivere la relazione con gli altri: una modalità che potremmo definire “evitante” o di marcata riduzione degli scambi diretti o della frequentazione dei luoghi pubblici.
Quarantena tra rischi e opportunità psicologiche
I rischi dell’isolamento non devono essere sottovalutati. E’ pertanto auspicabile che, nel caso in cui la persona ravvisasse l’insorgere di un disagio psichico progressivamente più intenso e pervasivo, possa rivolgersi ad uno psicologo, così da avviare un percorso di sostegno volto ad elaborare le difficoltà incontrate in questo particolare momento storico.
Ad ogni modo, va rilevato come molti degli effetti psicologi avversi derivino dalla percezione della quarantena come imposizione di una restrizione della libertà personale. Diversamente, laddove venga pensata e sentita quale opzione dettata dalla necessità di tutelare la salute collettiva può assumere i connotati di un’adesione volontaria. Ciò presuppone un importante passaggio etico rispetto a quanto intendiamo come libertà: una libertà non più concepita in termini individualistici e come possibilità di fare tutto ciò che vogliamo; una libertà considerata in rapporto alla comunità e alla responsabilità delle ricadute che certe scelte individuali hanno inevitabilmente sulla vita altrui.
Veniamo ora alle opportunità legate all’isolamento. Esse possono essere innanzitutto legate ad un diverso modo di vivere il tempo. Un tempo non più scandito da orari rigidamente preordinati da diktat esterni, ma riorganizzato in maniera personale, magari facendo spazio ad esigenze e priorità rimaste a lungo sommerse. Un ulteriore aspetto riguarda il confronto con se stessi e l’opportunità di aprire la riflessività a nuove consapevolezze e nuove modalità per affrontare vecchi problemi. In tal senso, il venir meno della frenetica routine quotidiana può rappresentare l’occasione per “ascoltarci”, trarre bilanci sulla nostra vita e ripartire da premesse maggiormente armonizzate con i principali bisogni esistenziali. Ed ancora, questo apparente momento di sospensione dell’ordinario può trasformarsi da contenitore di attese e frustrazioni per ciò che non possiamo più fare in terreno utile alla ripresa di progetti accantonati o alla pianificazione creativa di imprese non ancora tentate.
(psicologa-psicoterapeuta, codirettirce del Centro di Psicoterapia InterattivaMente)