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Home › Blog › Identità: tra biologia e cultura
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  • da interattivamente
  • 31 Gennaio 2025
  • 0

Identità: tra biologia e cultura

 

Introduzione

L’identità è spesso concepita come una realtà ontologica, un’essenza fissa che determina chi siamo. Tuttavia, se adottiamo un approccio epistemologico ed evolutivo, vediamo che l’identità non è un dato immutabile, ma il risultato di un processo di conoscenza e adattamento.

L’essere umano non è solo biologia, né solo cultura, ma un sinolo di entrambe. Il termine sinolo (σύνολον), introdotto da Aristotele, indica un’unità inscindibile di materia e forma, struttura ed esperienza. L’identità umana è il prodotto di questa interazione: la nostra struttura biologica ci fornisce le basi per conoscere il mondo, ma è l’esperienza culturale che modella questa conoscenza e la trasforma.

Come scrive Goethe, “se l’occhio non fosse solare, mai potrebbe vedere la luce del sole”: il nostro sguardo sul mondo è possibile solo grazie alla coappartenenza tra la nostra struttura biologica e l’ambiente in cui cresciamo.

Seguendo l’epistemologia evoluzionistica di Konrad Lorenz e la distinzione di Karl Popper tra Einstein e l’ameba, possiamo affermare che l’identità non è un’essenza predefinita, ma il risultato del modo in cui conosciamo e ci adattiamo.

Ontologia ed epistemologia: perché l’identità non è un ente, ma un processo

L’ontologia studia ciò che esiste in senso assoluto, cercando di definire la natura intrinseca delle cose. Se applicata all’identità, implica che ogni individuo abbia un’essenza fissa, indipendente dall’esperienza e dal contesto.

L’epistemologia, invece, si occupa della conoscenza e dei processi attraverso cui comprendiamo il mondo. Da questa prospettiva, l’identità non è qualcosa di statico, ma un processo dinamico di costruzione e adattamento.

L’essere umano, quindi, non “è” semplicemente, ma conosce, interpreta e si trasforma nel corso della vita. Questa trasformazione avviene attraverso il rapporto tra la nostra struttura biologica e il contesto culturale in cui siamo immersi.

L’identità come sinolo di biologia e cultura

  1. La struttura biologica come base dell’identità

Konrad Lorenz, con la sua epistemologia evoluzionistica, mostra che la conoscenza non è una rappresentazione oggettiva della realtà, ma un prodotto dell’evoluzione. Il nostro cervello, il nostro sistema nervoso e i nostri sensi si sono sviluppati attraverso la selezione naturale per permetterci di sopravvivere e interagire con l’ambiente.

L’identità, in questo senso, ha una base biologica: non possiamo conoscere il mondo in modi che contraddicano la nostra struttura biologica. Come scrive Goethe, se il nostro occhio non fosse fatto per percepire la luce, non potremmo mai vederla.

Tuttavia, la biologia da sola non basta a definire chi siamo. Un neonato possiede un sistema nervoso altamente sviluppato, ma la sua identità si costruirà solo attraverso l’esperienza e l’interazione con il mondo sociale.

  1. L’esperienza culturale come sviluppo dell’identità

La cultura non è un semplice “rivestimento” della nostra biologia, ma un elemento strutturale della nostra identità. Come sostiene Vygotskij, il pensiero umano si sviluppa attraverso il linguaggio e l’interazione sociale: la conoscenza non è solo un fatto individuale, ma un processo collettivo.

L’identità emerge, quindi, dall’incontro tra le strutture innate (il cervello, il corpo, le capacità cognitive) e l’ambiente culturale (il linguaggio, le istituzioni, le tradizioni, le esperienze sociali). In questo senso, l’identità non è solo natura né solo cultura, ma il risultato della loro interazione.

Einstein e l’ameba: l’identità come evoluzione della conoscenza

Karl Popper ha osservato che c’è una differenza fondamentale tra un’ameba e Albert Einstein: entrambe conoscono il mondo, ma lo fanno in modi radicalmente diversi.

L’ameba reagisce agli stimoli in modo automatico e istintivo.

Einstein, invece, costruisce teorie, le sottopone a critica, le modifica e le ridefinisce.

Questa distinzione è cruciale per comprendere l’identità: se fossimo solo il prodotto della nostra biologia, saremmo simili all’ameba, limitati a risposte automatiche e predeterminate. Ma il nostro sviluppo culturale ci permette di andare oltre la reazione immediata: possiamo costruire, modificare e reinterpretare la nostra identità nel tempo.

Pertanto, essa è un atto conoscitivo: non è qualcosa di dato una volta per tutte, ma un’ipotesi che sottoponiamo continuamente a verifica nel rapporto con il mondo.

Implicazioni di una concezione epistemologica dell’identità

  1. L’identità come adattamento attivo

Se l’identità è un processo evolutivo, allora non può mai essere completamente stabile. Come una specie si adatta al proprio ambiente, così l’individuo ridefinisce continuamente se stesso in base alle esperienze e alle sfide della vita.

  1. Il ruolo dell’errore e della trasformazione

Popper ha dimostrato che la conoscenza avanza attraverso il metodo della falsificazione: formuliamo ipotesi, le mettiamo alla prova, le correggiamo e le rielaboriamo. Lo stesso accade con l’identità: non siamo essenze fisse, ma esperimenti in divenire, continuamente rielaborati alla luce dell’esperienza.

  1. L’identità come narrazione e costruzione culturale

La nostra identità è modellata dal linguaggio, dalla cultura e dalle relazioni sociali. Ci definiamo attraverso le storie che raccontiamo su noi stessi: un bambino nato in una tribù amazzonica avrà un’identità diversa da un bambino cresciuto a New York, pur avendo la stessa struttura biologica di base.

Conclusione

L’essere umano è un sinolo di biologia e cultura, di struttura ed esperienza. L’identità non è un’essenza ontologica, ma un processo epistemologico in continua trasformazione.

Come Lorenz ci insegna, la nostra conoscenza e il nostro modo di essere sono il risultato di un’evoluzione biologica e culturale. E come Popper sottolinea, ciò che ci distingue dalle forme di vita più semplici è la nostra capacità di modificare, criticare e trasformare continuamente la nostra conoscenza di noi stessi e del mondo.

In questa prospettiva, essere significa conoscere e conoscere significa evolvere. L’identità non è un punto d’arrivo, ma un processo senza fine, in cui la biologia fornisce le basi e la cultura costruisce le infinite possibilità del divenire umano.

Bibliografia di riferimento

Aristotele (IV sec. a.C.). Metafisica.

Lorenz, K. (1973). Die Rückseite des Spiegels: Versuch einer Naturgeschichte menschlichen Erkennens. Piper Verlag.

Popper, K. (1972). Objective Knowledge: An Evolutionary Approach. Oxford University Press.

Vygotskij, L. (1934). Pensiero e linguaggio. Laterza.

Dennett, D. (1991). Consciousness Explained. Little, Brown and Co.

 

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