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- 15 Novembre 2024
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La povertà in Italia: una crisi che ammala corpo, mente e futuro
In Italia, secondo i dati più recenti dell’ISTAT, il 9,7% della popolazione vive in una condizione di povertà assoluta. Questo significa che quasi una persona su dieci fatica ad accedere ai beni e ai servizi essenziali per condurre una vita dignitosa. I numeri, già di per sé drammatici, acquisiscono un peso ancora maggiore se tradotti in storie di vita quotidiana: famiglie che non riescono a pagare l’affitto, genitori che saltano i pasti per garantire ai figli una cena, giovani privati del diritto di aspirare a un futuro migliore.
La povertà che ammala
La povertà non è solo una questione economica, ma una condizione che incide profondamente sulla psiche e sul corpo. Come spiega Francesco Riccardi su Avvenire, il disagio economico prolungato genera tristezza, pessimismo e uno stress cronico che colpisce la salute mentale. I dati Caritas confermano questa correlazione: nel 2023, i casi di disagio psicologico e psichiatrico tra gli assistiti sono aumentati del 15,2%. La mancanza di prospettive, unita alla pressione di dover sopravvivere giorno per giorno, riduce la capacità cognitiva e progettuale delle persone, creando un circolo vizioso che perpetua lo stato di bisogno.
Un dramma sociale senza confini
Il rapporto della Caritas, intitolato Fili d’erba nelle crepe, risposte di speranza, fotografa una realtà in peggioramento. Sono oltre 5,6 milioni i poveri assoluti in Italia, distribuiti su più di 2,2 milioni di famiglie. Se la povertà rimane più diffusa nel Mezzogiorno, è al Nord che si registra un dato allarmante: dal 2014 al 2023 il numero di famiglie povere è quasi raddoppiato (+97,2%). Questo aumento è legato in parte alla presenza di lavoratori stranieri, spesso impiegati in settori poco remunerativi, ma colpisce anche le famiglie italiane, messe in ginocchio da un calo dei salari medi (-4,5%) che ha inciso soprattutto sugli operai (-16,5%).
La povertà ereditaria: un ascensore sociale bloccato
Un aspetto particolarmente preoccupante è la trasmissione intergenerazionale della povertà. In Italia, il 34% degli adulti cresciuti in famiglie svantaggiate si ritrova in condizioni economiche precarie, un dato ben superiore alla media europea del 20%. Questo fenomeno, come sottolinea la Caritas, è strettamente legato alla povertà educativa: oltre due terzi degli assistiti non superano il livello di istruzione della terza media, e molti si fermano alle scuole elementari o sono analfabeti. In un paese dove il livello di istruzione dei figli dipende ancora fortemente da quello dei genitori, la scuola, che dovrebbe essere il principale ascensore sociale, rimane bloccata.
Quali soluzioni?
Per affrontare questa crisi, non basta più puntare su politiche assistenziali a breve termine. Come suggerisce Riccardi, è necessario un cambio di paradigma che investa in istruzione, formazione e politiche attive per il lavoro. Rilanciare l’istruzione, combattere l’abbandono scolastico e garantire opportunità a un numero sempre maggiore di giovani non è solo una questione di giustizia sociale, ma un imperativo per il futuro del paese.
Allo stesso tempo, è fondamentale ripensare le politiche di contrasto alla povertà, evitando misure frammentarie e puntando su interventi che restituiscano dignità e speranza alle persone. Senza un supporto adeguato, non solo economico ma anche psicologico e progettuale, i poveri rischiano di rimanere intrappolati in una spirale che li priva dell’ultimo bene inalienabile: la capacità di aspirare a un futuro migliore.
Conclusione
La povertà in Italia non è una realtà distante, confinata a statistiche fredde o a qualche migliaio di clochard. È un fenomeno che colpisce milioni di persone, intere famiglie, giovani e lavoratori. È un problema che riguarda il corpo, la mente e il tessuto sociale del paese. Ignorarlo significa condannare una parte significativa della popolazione a una vita di privazioni e disperazione. Ma affrontarlo con coraggio e visione significa ridare speranza e dignità a chi ne ha più bisogno. E, in fondo, anche al paese intero.