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- da interattivamente
- 9 Novembre 2013
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La resistenza al cambiamento in psicoterapia
I processi di cambiamento in psicoterapia implicano l’opportunità di esprimere le proprie emozioni, di acquisire e praticare nuovi comportamenti, attribuire nuovi significati alle proprie esperienze e, per il terapeuta, di fornire ai pazienti una logica terapeutica che abbia un senso anche per loro e, infine, di favorire una presa di coscienza e promuovere l’apprendimento emozionale interpersonale.
L’ “apprendimento” terapeutico prevede che il paziente disapprenda lezioni vecchie che non funzionano più in suo favore e apprenda o riapprenda modi di agire o di pensare più compatibili e funzionali.
Il processo di cambiamento in psicoterapia implica, infatti, la ristrutturazione creativa del proprio mondo.
La psicoterapia, e con essa la consulenza psicologica (counseling), dà origine a una relazione che ha inizio con l’arrivo di una persona che dice di avere bisogno di aiuto; perché possa veramente essere aiutata ha bisogno di sapere che il terapeuta ha capito i suoi pensieri e sentimenti, ha bisogno anche della certezza che, qualunque cosa pensi o provi, chiunque sia e qualunque cosa abbia o non abbia fatto verrà accettata per quello che è. Se il terapeuta accetta che sia il paziente a prendere decisioni sulla propria vita, il paziente, alla luce di questa conoscenza dell’accettazione e della comprensione da parte del terapeuta, comincerà ad aprirsi alla possibilità di cambiare e crescere, ma se sente che l’accettazione da parte del terapeuta si basa sulle sue capacità di cambiamento, questi può sentirsi sotto pressione e rifiutare l’aiuto psicoterapeutico.
Ogni persona cambia con il proprio ritmo. Il processo del cambiamento non può essere accelerato dallo psicoterapeuta, né il terapeuta può aspettarsi che la persona diventi come il terapeuta vuole. Tutto questo richiede che solo il paziente abbia delle aspettative.
Fin dall’inizio del trattamento psicoterapeutico i pazienti possono mostrarsi restii al cambiamento, anche se loro stessi chiedono aiuto, possono aspettarsi che i loro sintomi, o gli aspetti disfunzionali che generano loro disagio e difficoltà, scompaiano senza che ciò implichi un sostanziale cambiamento in loro, oppure sperano e desiderano che a cambiare siano gli altri.
Sono state identificate dalla letteratura scientifica quattro forme di resistenza al cambiamento:
- l’inadeguatezza del paziente;
i conflitti intrapsichici del paziente (o i significati contraddittori, rigidi o troppo lassi che egli/ella assegna alle sue esperienze);
l’impasse paziente/terapeuta;
le limitazioni tecniche del terapeuta o della terapia;
Iniziare a cambiare implica l’abbandono di vecchi modi di comportarsi e l’acquisizione di nuovi e più ampi significati con cui interpretare le proprie esperienze (“se fai ciò che hai sempre fatto otterrai ciò che hai sempre ottenuto”) e a volte c’è un blocco proprio quando il cambiamento sta per verificarsi: la persona può non sapere quando è meglio farlo, o può non avere le capacità di gestirne le conseguenze, compresi i propri giudizi morali e il proprio sistema di anticipazioni.
Sia il paziente che il terapeuta possono essere bloccati in ruoli che ostacolano il cambiamento e potrebbero avere idee diverse su che cos’è il cambiamento. Nella migliore delle ipotesi il cambiamento è ostacolato perché i compiti assegnati dallo psicoterapeuta non sono ragionevoli, poiché non tengono conto delle limitazioni specifiche del proprio paziente. In più, i terapeuti che idealizzano la presa di coscienza rispetto al cambiamento concreto si trovano davanti a terapie più lunghe e più ardue rispetto agli altri.
A volte la persona ha solo bisogno di una “spinta”, ma è anche vero che in molti casi qualche parente o conoscente ha già provato questa via, ed è forse per questo che il paziente si trova lì, nello studio dello psicoterapeuta. L’esortazione viene trasmessa dal terapeuta in maniera sotterranea e non è annoverata tra le tecniche “legittime” della psicoterapia. La conseguenza più probabile, dopo un’esortazione pura e semplice, è il dispiegarsi di una resistenza da parte del paziente. L’esortazione spesso relega il terapeuta in un ruolo che perpetua il problema.
La psicoterapia costruttivista è quella che dà meno adito alle aspettative di esortazione del paziente. I terapeuti che utilizzano questo approccio hanno più volte evidenziato che “la soluzione è il problema”. Le ingiunzioni paradossali prescritte dal terapeuta hanno come effetto quello di ampliare la visione del futuro del paziente. Estendere al futuro la soluzione può avere come effetto quello di scioglierla.
L’approccio psicoanalitico alla resistenza assomiglia al paradosso della psicoterapia costruttivista. Gli psicoanalisti “accettano” la resistenza , la etichettano come resistenza al cambiamento e si apprestano ad analizzarla. Anche la Gestalt enfatizza l’accettazione delle resistenze per vedere dove portano.
Proprio la capacità di utilizzare le resistenze al cambiamento a vantaggio del cambiamento stesso, distingue la psicoterapia dalle altre forme di scambio umano.