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- 23 Dicembre 2024
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La Smart City e la Minaccia alla Diversità Culturale Urbana
La Smart City e la Minaccia alla Diversità Culturale Urbana. Un nuovo modello urbano: progresso o regressione?
Nel panorama contemporaneo, il concetto di Smart City si impone come la risposta apparentemente inevitabile alle sfide urbane del nostro tempo: traffico, inquinamento, burocrazia inefficiente e una crescente domanda di sostenibilità. Le città si trasformano in organismi “intelligenti,” con infrastrutture connesse, sensori onnipresenti e piattaforme digitali che promettono una gestione ottimizzata dei servizi. Tuttavia, dietro questa facciata di modernità si cela un progetto che rischia di ridurre le città a entità omologate, svuotando di significato le loro unicità storiche, culturali e sociali.
L’omologazione culturale come strumento di potere
Gli imperi del passato tentavano di uniformare i territori conquistati attraverso l’urbanistica, modificando stili di vita e relazioni sociali. Oggi, la Smart City si presenta come il nuovo strumento di omologazione globale, calando dall’alto un modello che trae ispirazione da culture nordiche e anglosassoni, lontane dall’anima mediterranea. Le città del Sud, caratterizzate da spontaneità, informalità e vitalità comunitaria, sono considerate “arretrate” rispetto agli standard tecnologici imposti da classifiche come l’ICity Rank. Questo approccio ignora la ricchezza delle tradizioni locali, favorendo una pianificazione centralizzata che rischia di trasformare le città in spazi neutri e privi di identità.
Tecnologia: soluzione apparente, problemi reali
Le promesse di una vita urbana migliore attraverso le tecnologie digitali si rivelano spesso illusorie. Monopattini e biciclette in sharing non risolvono il problema del traffico, così come tablet e computer non risollevano le scuole fatiscenti. I cestini “intelligenti” con microchip non compensano la mancanza di un sistema efficiente di smaltimento rifiuti. La Smart City sembra più impegnata a risolvere problemi superficiali piuttosto che affrontare le questioni strutturali delle città.
Il cittadino come utente: una nuova forma di alienazione
Nella Smart City, il cittadino è ridotto a un utente-utilizzatore, profilato attraverso i dati raccolti dai dispositivi che permeano la vita urbana. La partecipazione politica viene svuotata di significato: focus group online, consultazioni e feedback digitali sostituiscono le forme autentiche di conflitto e dialogo sociale. La città non è più il teatro di una vita comunitaria, ma un network governato da algoritmi e logiche di mercato.
Il progetto biopolitico della Smart City
Dietro la Smart City si cela una nuova forma di controllo sociale. I dati raccolti vengono utilizzati per monitorare e prevedere comportamenti, opacizzando il confine tra sicurezza e sorveglianza. Il modello promuove una “deterritorializzazione del potere,” dove pubblico e privato si fondono in una rete di controllo globale, standardizzando stili di vita e marginalizzando chi non può o non vuole adattarsi.
Oltre il mito dell’efficienza
Una città non è un algoritmo da ottimizzare, ma un organismo vivo, espressione della storia e dell’anima di una comunità. Citando Italo Calvino, “di una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.” La Smart City, al contrario, fornisce sempre la stessa risposta, soffocando la spontaneità e le relazioni autentiche che rendono unica ogni comunità urbana.
Conclusioni: quale futuro per le nostre città?
La Smart City non è una soluzione neutra né inevitabile. È un progetto politico che richiede un esame critico delle sue implicazioni culturali, sociali e antropologiche. Le città devono resistere all’omologazione e trovare modi per integrare la tecnologia senza rinunciare alla loro identità. La sfida del futuro sarà quella di conciliare innovazione e tradizione, preservando la libertà creativa delle comunità urbane.
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Bibliografia di riferimento
Calvino, I. Le città invisibili. Torino: Einaudi, 1972.
Foucault, M. Sicurezza, territorio, popolazione. Milano: Feltrinelli, 2005.
Harvey, D. La crisi della modernità. Milano: Il Saggiatore, 1993.
Morozov, E. Silicon Valley: i signori del silicio. Milano: Mondadori, 2019.
Sennett, R. Costruire e abitare: etica per la città. Milano: Feltrinelli, 2018.
Soja, E. Postmodern Geographies: The Reassertion of Space in Critical Social Theory. London: Verso, 1989.
Zuboff, S. Il capitalismo della sorveglianza: il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri. Milano: Luiss University Press, 2019.