Perdere un bimbo nell’attesa è un vero e proprio lutto. È una promessa di immensa gioia che si infrange, lasciando nel cuore incredulità, delusione e amarezza.
È un dolore che purtroppo la nostra società si ostina a ignorare, banalizzare, minimizzare.
“In fondo eri incinta solo di tre mesi”
“Avrai altri figli”
“Meglio prima che poi…”
Ecco alcune delle frasi che più comunemente si sente dire una donna che sta piangendo il suo bambino perso. E così alla tristezza per la perdita, si aggiunge la consapevolezza di non essere comprese, di essere sole a sopportare un dolore che, non potendo essere condiviso, diventa ancora più pesante da affrontare.
A questo argomento ho dedicato un libro, “Quando l’attesa si interrompe”, che si propone di accogliere il dolore di chi ha visto interrompersi un sogno, il più bello, quello di diventare madre. Queste pagine sono state scritte con la speranza di offrire un po’ di conforto a chi sta piangendo la perdita del suo bambino e con l’intento di uscire dal silenzio, quel silenzio che troppo spesso avvolge questi argomenti rendendoli quasi tabù. Parlare di questo dolore è un modo per riconoscerne l’importanza. Parlarne è un primo passo.
In questo libro ci sono numerose testimonianze. Quello che hanno in comune tutte le mamme di ‘bimbi speciali’ che hanno accettato di condividere la propria esperienza è la speranza che la loro storia possa essere d’aiuto per altre donne. Ogni testimonianza è una mano tesa.
Una mano che consola, comprende, ascolta. Ma è anche una promessa. Pian piano la sofferenza non sarà più così straziante, ma ciò non significa che si dimenticherà.
I bimbi non nati non sono ‘persi’ per le loro mamme. Fanno parte di loro. Sono nel loro cuore e lo saranno per sempre.
Giorgia Cozza