Aforismi e citazioni sulla psicoterapia
“La potenza della parola nei riguardi delle cose dell’anima sta nello stesso rapporto della potenza dei farmaci nei riguardi delle cose del corpo”. (Gorgia 483 a.C. circa – 375 a.C.)
“Della psicoterapia si potrebbe dire quanto si dice della psicologia stessa: ha una storia breve, ma un passato antico. In effetti, il tema della “cura degli affetti” è antico quanto la civiltà stessa, ed i tentativi empirici del “prendersi cura” della sofferenza emotiva e dei disturbi psichici sono parte integrante dei sistemi medici dell’antichità, sia occidentale che orientale.” (Erich Fromm)
“La chiave della psicoterapia è la comprensione. Senza di essa nessun approccio o tecnica psicoterapeutica ha senso o è efficace a livello profondo. Solo con la comprensione si è in grado di offrire un aiuto reale. Tutti i pazienti hanno un bisogno disperato di qualcuno che li capisca. Da bambini non furono capiti dai genitori; non venivano considerati individui con dei sentimenti, non venivano rispettati in quanto esseri umani. Lo psicoterapeuta che non riesce a capire la pena dei suoi pazienti, a sentire la loro paura e a conoscere l’intensità della loro lotta per difendere il proprio equilibrio in una situazione familiare che potrebbe condurre alla pazzia, non è in grado di aiutare efficacemente i pazienti a superare il loro disturbo”. (Alexander Lowen)
“La relazione psicoterapeutica non deve essere un’educata conversazione o una chiacchiera da salotto, ma deve avere il carattere dell’immediatezza: lo psicoterapeuta non deve mai mentire, né cercare di compiacere o impressionare. Deve restare se stesso, il che significa che deve aver lavorato con se stesso”. (Erich Fromm)
“Originariamente le parole erano magie e, ancor oggi, la parola ha conservato molto del suo antico potere magico. Con le parole un uomo può rendere felice l’altro o spingerlo alla disperazione, con le parole l’insegnante trasmette il suo sapere agli allievi, con le parole l’oratore trascina con sé l’uditorio e ne determina i giudizi e le decisioni. Le parole suscitano affetti e sono il mezzo comune con il quale gli uomini si influenzano tra loro. Non sottovaluteremo quindi l’uso delle parole nella psicoterapia”. (Sigmund Freud)
“Praticare la psicoterapia, non significa fare qualcosa al soggetto, né convincerlo a fare qualcosa per sé; si tratta invece di liberarlo perché possa crescere e svilupparsi in modo normale, e di rimuovere ostacoli in modo che possa andare avanti”.(Carl Rogers)
“La psicoterapia consiste semplicemente nella liberazione di capacità già presenti allo stato latente. In altri termini, implica che il cliente possegga, potenzialmente, la competenza necessaria alla soluzione dei suoi problemi. Tali punti di vista sono pertanto in netta opposizione alla concezione della terapia come una manipolazione, da parte dello specialista, di un “organismo” più o meno passivo”. (Carl Rogers)
“La psicoterapia deve concentrarsi sulla creazione di nuove /ipotesi/previsioni che costituiscano un livello più elevato verso l’invenzione di un nuovo sistema di significati, piuttosto che cercare di riparare o rattoppare i guasti del sistema corrente”. (George Kelly)
“Lo scopo dello psicoterapeuta non è di produrre uno stato mentale ma di produrre una mobilità mentale che permetta di seguire un percorso nel futuro.” (George Kelly)
” […] Rivediamo le linee che caratterizzano la psicoterapia per quanto riguarda il suo sviluppo storico. Quanto al metodo, la psicoterapia si rivolge alla psiche attraverso l’unica via praticabile, la comunicazione; il suo strumento di comunicazione è la parola (o per meglio dire il linguaggio verbale e preverbale), che è ‘farmaco’ e allo stesso tempo messaggio; la sua cornice la relazione interpersonale psicoterapeuta-paziente. In ultimo, la finalità della psicoterapia è curare (prendersi cura), e ogni processo di comunicazione che non abbia questo proposito (insegnamento, indottrinamento, catechesi) non sarà mai psicoterapia”. (Horacio Etchegoyen)
“La psicoterapia e i problemi che portano le persone a chiedere un aiuto psicologico, emergono quando i valori della cultura crollano. E poiché questi valori sono mediati dai miti, è nel crollo dei miti che possiamo più chiaramente discernere i conflitti che spingono le persone a rivolgersi a uno psicoterapeuta. Un sogno è un mito privato; un mito è un sogno pubblico”. (Rollo May)
“Il compito dello psicoterapeuta, contrariamente ad un diffuso malinteso, non è affatto quello di «trovare» cos’è che non va nel paziente per poi poterglielo «dire». Altri glielo «avevano già detto» per tutta la sua vita e, nella misura in cui ha accettato le parole altrui, egli stesso «se lo diceva». […] Il lavoro dello psicoterapeuta non consiste nemmeno nell’imparare delle cose riguardo al paziente per poi insegnargliele, bensì insegnare al paziente come imparare ciò che concerne se stesso. Questo significa che il paziente deve diventare direttamente consapevole di come realmente funzioni in quanto organismo vivente; e questo avviene sulla base di esperienze concrete e non verbali”. (Fritz Perls)
“È nel momento in cui mi accetto così come sono che io divengo capace di cambiare”. (Carl Rogers)
“Il fine della psicoterapia è educare alla capacità immaginativa e insegnare l’arte di vivere fra le immagini: “guarire” sarà ritrovare il senso perduto del vivere e del morire entro un cosmo immaginale, attuare “storie che curano”, dove una vita possa finalmente aver dimora”. (James Hillman)
“Compito dello psicoterapeuta è quello di assistere la persona nella ricerca del suo vero sé e poi di aiutarla a trovare il coraggio di essere quel sé”. (Rollo May)
“Sono gli atteggiamenti e i sentimenti dello psicoterapeuta, piuttosto che i suoi orientamenti teorici, ad essere importanti nella relazione psicoterapeutica”. (Carl Rogers)
“La psicoterapia è una professione di curatori laici di anime, i quali non hanno bisogno di essere medici, e non dovrebbero essere sacerdoti”. (Sigmund Freud)
“Psiche” è un vocabolo greco che significa “anima”. Perciò per “psichico” s’intende “trattamento dell’anima”; si potrebbe quindi pensare che voglia dire trattamento dei fenomeni patologici della vita dell’anima. Ma il significato dell’espressione è diverso. Trattamento psichico vuol dire invece trattamento a partire dall’anima, trattamento di disturbi psichici o somatici, con mezzi che agiscono in primo luogo e direttamente sulla psiche umana.Questo mezzo è costituito anzitutto dalla parola, e le parole sono anche strumento fondamentale del trattamento psichico. Certo, difficilmente il profano potrà comprendere come le “sole” parole del medico possano rimuovere disturbi patologici somatici e psichici. Penserà che gli si chieda di credere nella magia. E non ha tutto il torto; le parole dei nostri discorsi di tutti i giorni sono solo magia attenuata”. (Sigmund Freud)
“La psicoterapia non è per tutti, esige la disponibilità ad affrontare qualcosa che non è facile. Ma se ci impegniamo con pazienza e perseveranza, con l’aiuto di un buon psicoterapeuta, a poco a poco la nostra vita si sistema, si equilibra. Le emozioni perdono il loro potere tirannico. In psicoterapia, scopriamo che la prima cosa su cui lavorare è la nostra mente affaccendata e caotica. Siamo tutti presi in un modello di pensiero frenetico e disfunzionale, e il primo problema che la psicoterapia affronta sta nel renderlo più chiaro ed equilibrato. Con la mente chiara e bilanciata, non più dominata dagli oggetti esterni e interni a noi, può prodursi un’apertura, per un attimo possiamo capire chi siamo davvero”. (M.I.)
“La psicoterapia non è un “acchiappanuvole”, ma un modo per entrare in contatto con la vita. In psicoterapia si apre l’intuizione di un altro modo di vivere. Abbandoniamo a poco a poco la direzione egocentrica, non per una direzione “eterocentrica”, perchè noi siamo sempre inclusi, ma per una direzione di apertura totale”. (M.I.)
“Il segnale che mi indica che sto effettivamente utilizzando al meglio il mio percorso di psicoterapia è semplicemente questo: i periodi di chiarezza si allungano, mentre quelli di confusione si accorciano”. (M.I.)
“Nella relazione psicoterapeutica spesso comprendiamo che preferiamo tenerci aggrappati alla nostra storia e ai motivi (pensati) del perché siamo così come siamo, invece di lavorare con la realtà di ciò che siamo”. (M.I.)
“Finché non vediamo quello che facciamo continueremo a farlo. Uno dei compiti della psicoterapia è aumentare la capacità di vedere. Situazione scabrosa…, perchè non si può dire che siamo smaniosi di vedere!” (M.I.)
“La motivazione è il fondamento della psicoterapia. L’intero percorso psicoterapeutico nasce dalla nostra motivazione, senza la quale non si può procedere. La motivazione, nel contesto del percorso psicoterapeutico, non è altro che la nostra natura che aspira a realizzarsi e a manifestarsi”. (M.I.)
“Il primo stadio di un percorso di psicoterapia è la comprensione di quanto raramente siamo presenti. Non sperimentiamo la vita: la pensiamo, la immaginiamo, la subissiamo di opinioni. Praticando con pazienza e perseveranza il nostro percorso di psicoterapia, raggiungiamo (forse) il secondo stadio. Prendiamo consapevolezza delle barriere che erigiamo contro la vita: pensieri, emozioni, autoinganni, fughe e manipolazioni, che ora sono viste e palesate con più facilità. Questa “oggettivazione” è dolorosa ma rivelatrice; insistendo, le nuvole che velano il paesaggio si alzano.Il passo successivo è il cruciale, risanante terzo stadio: l’esperienza diretta che la vita spalanca attimo dopo attimo. Semplice? Sì. Facile? No”. (M.I)
“Si può descrivere un percorso di psicoterapia in termini molto semplici: passare da un modo di vita in cui danneggio me stesso e gli altri, a una vita in cui non danneggio né me stesso né gli altri. E’ semplice, ma le difficoltà nascono quando sostituiamo alla sperimentazione diretta di ciò che siamo l’idea che noi dovremmo essere diversi o migliori di ciò che siamo, o che la nostra vita dovrebbe essere diversa da quella che è. Sostituendo, alla vita così come è, idee di come dovrebbe essere (concetti come ‘Non devo essere arrabbiato/a, confuso/a, restio/a, ecc.), sbagliamo la partenza e la psicoterapia diventa sterile. Se corriamo per un paio di isolati, per tre o dieci chilometri, sapremo cosa vuol dire correre per queste distanze, ma non sapremo ancora come è correre un’intera maratona. Possiamo elencare varie teorie, tracciare grafici delle reazioni fisiologiche di un maratoneta, accumulare una serie di nozioni, ma tutto ciò non costituisce l’esperienza diretta. Per sapere cos’è una maratona bisogna correrla. Per capire la vita bisogna sperimentarla direttamente, invece di sognare come sarebbe se solo potessimo fare questo o quello, se solo potessimo avere quell’altro….” (M.I.)
“Quello che, durante la psicoterapia, non riesce a sopportare lo psicoterapeuta, non lo riesce a sopportare neanche il paziente” (Carl Gustav Jung)
“E la psicoterapia? Mah, la psicoterapia può essere definita in tanti modi, ma a me piace vederla come un percorso personale orientato alla comprensione, alla realizzazione e all’espressione della propria umanità. Ci vuole tutta una vita per diventare un essere umano”… (M.I.)
“Lo psicologo (come pure lo psicoterapeuta) è un perturbatore strategicamente orientato che gioca il proprio ruolo professionale principalmente attraverso due fondamentali strumenti: se stesso e la relazione che instaura con il cliente”. (Vittorio Guidano)
“Se lo psicoterapeuta deve poter custodire il silenzio, è perché attribuisce un valore assoluto alla parola del paziente”. (Jacques Lacan)
“…Non possiamo cambiare neppure una virgola del nostro passato, né cancellare i danni che ci furono inflitti nell’infanzia. Possiamo però cambiare noi stessi,”riparare i guasti”, riacquisire la nostra integrità perduta. Possiamo far questo nel momento in cui decidiamo di osservare più da vicino le conoscenze che riguardano gli eventi passati e che sono memorizzate nel nostro corpo, per accostarle alla nostra coscienza. Si tratta indubbiamente di una strada impervia, ma è l’unica che ci dia la possibilità di abbandonare infine la prigione invisibile – e tuttavia così crudele – dell’infanzia e di trasformarci, da vittime inconsapevoli del passato, in individui responsabili che conoscono la propria storia e hanno imparato a convivere con essa….”. (Alice Miller)
[…] “Il terapeuta costruttivista ha ancora un altro dovere, che consiste nell’esprimere le sue migliori qualità umane affinché il cliente le possa utilizzare. L’esigenza è che il terapeuta metta a disposizione del cliente la parte migliore di sé. Il tipo di validazione o invalidazione che si verifica a portata di mano del terapeuta, durante l’ora di terapia, dovrebbe basarsi su ciò che di meglio egli da offrire. Questo deriva dalla posizione specificata da Kelly, secondo il quale il terapeuta serve da validatore durante l’ora di terapia: “Il terapeuta coglie il meglio che si possa trovare nella natura umana e lo rappresenta in modo tale da consentire al cliente di validare su di esso i suoi costrutti” (Kelly, 1955, p. 593). Un altro modo per esprimere questa idea è dire che per un cliente è molto utile se il suo terapeuta è in grado di essere ragionevolmente creativo”.(Franz R. Epting)
“Sogno una psicoterapia compatibile con il mondo come sta andando: un mondo aperto, poliglotta, politeista, cosmopolita, ricco di cose e di esseri che non intendono scomparire. Sogno una psicoterapia che sia in grado di integrare le famiglie, gli esperti, che provengano da discipline ‘psi’ o da altre discipline, le divinità – in particolare quelle degli altri – gli invisibili, gli oggetti terapeutici. Sogno una psicoterapia che accetti di trasformare realmente lo spazio della consultazione in un luogo di dibattito contraddittorio, come lo è la scena pubblica. Sogno una psicoterapia che, pur ammettendo la modernità nella sua complessità, non abbia dimenticato le lezioni della storia, che si ricordi delle comunità di un tempo dove l’efficacia era valutata dagli utenti… Sogno una psicoterapia che non sia più paralizzata davanti alla psicoanalisi, che accetterebbe di pensare a delle parole scomparse: ‘dimenticare’, per esempio…., che saprebbe descrivere la sua azione in termini di ‘concertazione’, di ‘negoziazione’ e di ‘diplomazia’… una psicoterapia, infine, che non faccia più finta di ignorare che è terapeutica, proprio perché è sociale, proprio perché è politica”.(Tobie Nathan)
“Abbiamo bisogno soprattutto di un sistema di psicoterapia che non si fondi sul contenuto di una cultura particolare […] ma sulla percezione corretta della natura della cultura come tale: su di una comprensione delle categorie culturali. Questo è lo scopo che personalmente mi sono prefisso e a cui mi sono consacrato quasi esclusivamente da parecchi anni”. (Georges Devereux)
“Occorre chiarire che per sua stessa natura, il processo psicoterapeutico non è il trattamento di una malattia, ma un’avventura di autoesplorazione e di autoscoperta; in tal modo dall’inizio alla fine il paziente sarà il protagonista principale. Il terapeuta funziona come colui che guida, che crea un contesto, che aiuta l’auto esplorazione, e occasionalmente da’ un’indicazione, introducendo ad una prospettiva rielaborativa. La qualità essenziale del terapeuta non è solo la conoscenza di tecniche specifiche, anche se queste sono una competenza necessaria, e sono piuttosto semplici e possono essere apprese in tempi relativamente brevi. I fattori importanti sono il suo grado di consapevolezza e la sua capacità di partecipare senza paura e pregiudizi ad esperienze intense e singolari, insieme alla capacità di saper affrontare situazioni nuove che non rientrano in una struttura teorica convenzionale”. (Stanislav Grof)
“ (Il) […] problema fondamentale della psicoterapia[…] (riguarda) il problema del progressivo svuotamento della stanza. All’inizio della terapia la stanza può contenere centinaia di persone: si tratterà, in primo luogo, di tutti i componenti della famiglia del soggetto nell’arco di diverse generazioni; ma vi saranno anche altre persone significative. Fra esse inevitabilmente compariranno anche individui introiettati del terapeuta – ma una buona terapia è garantita dal fatto che egli conosce bene le macchinazioni della famiglia da lui interiorizzata e le mantiene sotto controllo. Man mano che si procede col trattamento, il paziente identificherà i componenti di questa vasta famiglia e tutte le sue diramazioni; e chiederà loro in modo appropriato di «lasciare la stanza». Non rimarranno infine che due persone, libere di incontrarsi o di lasciarsi. La conclusione ideale della terapia è quindi la dissoluzione definitiva del dualismo terapeuta/«terapeutizzato» – e cioè di quello stato illusorio di non-relazione nel quale la terapia è inevitabilmente costretta ad iniziare e che deriva dal sistema familiare a duplice ruolo, educatore-educato. I genitori si lasceranno mai educare dai propri figli?” (David Cooper)
“Se potessimo capovolgere la tendenza degli ultimi 150 anni, se potessimo cioè collocare storicamente la psicoterapia e smettere di costruire e proteggere l’interiorità personale, potremmo forse contribuire alla creazione di una critica culturale più completa e produttiva. In tal modo, potremmo riuscire a colludere di meno con il capitalismo contemporaneo e a trovare strade realmente efficaci per trattare le origini principali del disagio psicologico: le strutture politiche ed economiche della nostra realtà sociale. Alla lunga, questo, potrebbe apportare un maggior tasso di guarigioni”. (Phillip E. Cushman)
“Se il terapeuta guarda alla persona come una “cosa” e cioè come a un fenomeno da classificare nosograficamente, le sue possibilità di aiutarla saranno minime, perché egli non riuscirà mai a capirla e solo riuscendovi potrebbe aiutarla. Nel rapporto fra io e l’altro mi trovo in un dilemma apparentemente insolubile: se voglio conoscere devo oggettivare, ma se oggettivo l’essere umano non lo posso conoscere”. (M.I.)
“La psicoterapia dovrebbe far sentire alla persona che sta tornando a vivere” (George Kelly)
“Scopo della psicoterapia costruttivista è quello di aiutare una persona a ri-costruire la propria vita senza che essa rimanga vittima del proprio passato” (George Kelly)
“La psicoterapia, in condizioni ottimali, costituisce un’esperienza che rivitalizza e risveglia; un’impresa che infonde coraggio e vitalità. Rappresenta l’opposto della situazione in cui si perpetua una sorta di vita affievolita e intorpidita. La persona attraverso la psicoterapia risveglia le qualità creative e spontanee troppo a lungo trascurate nell’esperienza quotidiana.” (Franz R. Epting)
“Per la psicoterapia costruttivista il disturbo della persona non può essere separato dalla sua personalità. Il modo in cui una persona si deprime, manifesta una disfunzione erettile o un vaginismo, accuserà uno stato d’ansia o un disturbo psicosomatico, sarà diverso da quello di un’altra: possono esserci degli aspetti in comune, come ad esempio i pensieri negativi, le preoccupazioni, ecc.., ma il contenuto dei pensieri sarà sempre particolare. La teoria dei costrutti personali (TPC) definisce un disturbo psicologico come qualsiasi costruzione personale che venga usata ripetutamente nonostante una continua invalidazione. Una persona è in difficoltà quando il sistema di costrutti che usa la tradisce, quando non può dare un senso a ciò che le accade. E’ allora che può sviluppare quelli che sono noti come ‘sintomi’ “. (M.I.)
“Proprio come lo studente ricercatore che non sa organizzare un progetto di ricerca in una domanda adeguata, il paziente spesso è così vicino al problema da non saper distinguere la foresta dagli alberi. La psicoterapia deve cominciare non fornendo risposte, ma generando domande migliori a mano a mano che vengono prese in considerazione costruzioni alternative. Il modo in cui il problema è formulato è di solito parte del problema stesso” (Trevor Butt)
“Nessuno abbandona alla leggera il suo attuale contatto con la realtà: è una scelta costellata di minacce e difficoltà. L’incoraggiamento di nuove costruzioni è un esercizio creativo che rappresenta chiaramente la forma più radicale che la psicoterapia può prendere” (Trevor Butt)
“In psicoterapia, il grande fattore di guarigione è la personalità del terapeuta: ed essa non è data a priori, non è uno schema dottrinario, ma rappresenta il massimo risultato da lui raggiunto. Le teorie sono inevitabili, ma come meri sussidi… Occorrono moltissimi punti di vista teorici per dare un quadro approssimativo della molteplicità della psiche.. Ne’ la psiche ne’ il mondo possono essere ingabbiati in una teoria. Le teorie non sono articoli di fede, ma tutt’al più strumenti di conoscenza e di terapia; altrimenti non servono a nulla” (Carl Gustav Jung)
“Lo scopo dello psicoterapeuta non è di produrre uno stato mentale ma di produrre una mobilità mentale che permetta di seguire un percorso nel futuro.” (George Kelly)
“Vivo con diffidenza il collega, medico o psicologo, che fa della psicoterapia un’ortopedia dell’Io….” (M.I.)
“Per far emergere nuovi significati il terapeuta deve essere capace di aiutare il cliente a considerarli entrambi aspetti importanti della personalità. Ciò vuol dire che il processo psicoterapeutico viene considerato principalmente un’impresa creativa dove il terapeuta tenta di aiutare il cliente a diventare più inventivo con la sua vita” (Franz R. Epting)
“Fino a che ogni cliente sarà orientato al non fare gli errori del passato, piuttosto che creare un sistema interpretativo che non richiami la ripetizione di quegli errori in futuro, sarà poco probabile che si stabilisca un movimento psicoterapeutico. Lo psicoterapista che consenta al suo cliente di restare completamente imbrigliato nel suo passato, con le teorie della catarsi, abreazione, purificazione, punizione, espiazione, o qualsiasi altro strumento esorcistico, di fatto è uno che indulge nel pensiero primitivo.” (George Kelly)
“La definizione più chiara e semplice dell’obiettivo della terapia dei costrutti personali e’ contenuta nell’affermazione:” la psicoterapia dovrebbe far sentire alla persona che sta tornando a vivere”. La psicoterapia, costituisce n’esperienza che rivitalizza e risveglia; un’impresa che infonde coraggio e vitalità. La persona attraverso la terapia risveglia le qualità creative e spontanee troppo a lungo trascurate nell’esperienza quotidiana. (Fanz R. Epting)
“A me non piace nessun modello psicoterapeutico che sia direttivo, ossia che abbia nelle sue regole di “setting” un modo di costruire la relazione con la persona gerarchico, autoritario e di potere (fosse anche quello del sapere). Per molto tempo, ho ritenuto che il termine psicoterapia fosse un ossimoro professionale, in quanto “cura” della psiche, che in sostanza è una costruzione sociale e personale di ciò che riteniamo essere la Mente. Attualmente, non ritengo più la pratica della psicoterapia una delle tante antinomie presenti nelle scienze psicologiche, al contrario ritengo che l’unico senso che possa in un certo qual modo avere la psicoterapia, riguardi l’intervento sui processi di alienazione che caratterizzano il nostro tempo, le nostre società e la nostra cultura, interiorizzati in modo assolutamente personale da ciascun individuo ( nessuno escluso). La psicoterapia altro scopo non può avere se non quello di restituire alla persona l’esclusiva proprietà di se stessa. Citando Max Stirner: “Solo quando sono sicuro di me e non vado più in cerca di me stesso, sono veramente mia proprietà: io ho me stesso, per questo faccio uso e godo di me. Io non posso mai rallegrarmi di me, invece, finché penso che devo ancora trovare il mio vero io e che chi vive in me non sono io, ma è […] cioè qualche fantasma. (L’unico e la sua proprietà)” ” (M.I.)
“Lo psicoterapeuta deve essere sufficientemente sano, ed essere stato in odore di malattia , tanto da comprendere quella dell’altro, in particolare la malattia di vivere” (Sigmund Freud)
“Secondo la prospettiva psicologica da noi assunta, quella interazionista e costruttivista, l’accento è posto sulle differenze individuali, non sulle somiglianze, in altri termini a noi non interessa sapere con esattezza che cosa renda una persona ansiosa, come gli appaiono le cose e quali forme possano eventualmente assumere le sue ossessioni. Le persone richiedono un aiuto psicoterapeutico quando sentono di non poter affrontare la vita o uno specifico evento della loro vita, non quando giudicano se stesse due deviazioni standard sotto la media di un test di personalità. Pertanto, nella relazione terapeutica così intesa, la persona è l’esperta di se stessa, della sua storia; ha un’intima e profonda conoscenza del contenuto del problema. Il terapeuta, invece, è un esperto delle tecniche conversazionali utili a indagare e elaborare il materiale della persona, metterla in reazione con ciò che, fondamentalmente, è impegnata a fare: organizzare l’esperienza in un modo che gli permetta di poter mantenere e giocare un ruolo nella relazione con il mondo”. (M.I.)
“Secondo la prospettiva della psicoterapia interazionista e costruttivista, la persona appare come un sistema di conoscenze impegnato in una continua attività costruttiva della propria realtà. Nel suo continuo divenire, il sistema tende verso livelli di maggiore complessità e di ordine interno, cercando di mantenere un adattamento dinamico con l’ambiente (e con l’ambiente sociale in particolare) e di conservare il proprio senso di identità personale. Pertanto, il cosiddetto “problema psicologico” viene ad essere concettualizzato come un disturbo nel processo di elaborazione del sistema stesso e non come un’entità indipendente dalla persona, definibile secondo criteri esterni al sistema personale del soggetto. Si tratta, quindi, della scelta da parte del sistema di costrutti personali di non modificarsi in relazione alle modificazioni che percepisce nell’ambiente da esso definito al fine di mantenere un adattamento. La cosiddetta “guarigione” – o “cambiamento” – è, per contro, rappresentata dalla acquisita possibilità da parte del sistema di operare nuove elaborazioni. In sede di psicoterapia è possibile individuare le caratteristiche strutturali del sistema responsabili dell’arresto del suo sviluppo e, attraverso opportune tecniche – scelte in base delle dimensioni diagnostiche ritenute implicate nel disturbo – favorire la modificazione di tali caratteristiche al fine di permettere al paziente la ripresa del movimento elaborativo del proprio sistema di costrutti”. (M.I.)
“Secondo la Teoria dei Costrutti Personali, la psicoterapia e’ quella relazione tra due persone che consente a una delle due ( definita cliente), di utilizzare attivamente l’abilità e la conoscenza dell’altra ( definita terapeuta), per poter gestire la sua vita in maniera più efficace e creativa. Lo scopo di questa terapia è insieme la comprensione e l’azione efficace. (Franz R. Epting)
“Resto sempre più sorpreso di come i percorsi tracciati dagli antichi saperi iniziatici ed esoterici, accompagnassero la persona verso la trascendenza con un lavoro su se stessa che oggi chiameremmo “psicoterapia”, essendo i diversi passaggi totalmente sovrapponibili: – conoscere se stessi – l’essere se stessi – provando se stessi
Nel processo di secolarizzazione che ha reso “laica” e “scientifica” una simile pratica abbiamo deformato ciò che era espresso in forma di metafora e di simbolo, quindi allegorico, allusivo e sempre dipendente dalla propria gnoseologia (oggi diremmo epistemologia), in enti ontologici. Abbiamo reificato degli espedienti retorici che “indicavano la luna senza nominarla”, trasformandoli in cose e talvolta persino deificandoli. L’anima è un simbolo, una metafora e sul discorso sull’anima ci abbiamo edificato una scienza e l’abbiamo chiamata psicologia”. (M.I.)“In verità, forme di psicoterapia ci sono sempre state, ma non venivano chiamate in tal modo. L’utilizzazione del trattamento psicologico per curare i “problemi” umani è antico quanto la storia dell’umanità. Ogni epoca, ogni società, ogni cultura ha infatti prodotto i propri psicoterapeuti, sia attraverso pratiche iniziatiche rivolte all’interiorità, cioè con procedure di carattere esoterico, sia attraverso procedure formativo-dottrinali pubbliche o essoteriche. La funzione psicoterapeutica ha avuto origine nei contesti prescritti e normativi propri dell’ambiente in cui tale funzione veniva esercitata e richiesta. Lo sciamanesimo con il guaritore, la religione con il sacerdote e la filosofia con l’uomo saggio e sapiente, hanno fornito le cornici interpretative della possibile therapeìa, cura, della psykè, cioè anima. E tuttavia, oltre a definire una teoria della cura, esse hanno anche definito ciò di cui la prassi terapeutica doveva occuparsi”. (M.I.)
“Spesso si intraprende un percorso di terapia di coppia con la tacita e reciproca aspettativa di voler cambiare l’altro, perché a cambiare se stessi ci si mette di più”. (M.I.)
“La terapia inizia sostanzialmente e realmente soltanto nel momento in cui il paziente vede che non sono più il padre e la madre a intralciarlo, ma è lui stesso, ossia una parte inconscia della sua personalità, che ha assunto e continua a interpretare il ruolo di padre e madre” (Carl Gustav Jung)
“La psicoterapia guarda al cambiamento come al modo di interpretare le cose, non come al comportamento: “l’attenzione è sulla filosofia generale della persona piuttosto che sul condizionamento di specifici comportamenti” (Franz R. Epting)
“Il cambiamento è possibile solo nella misura in cui la persona percepisce come significativo il movimento che sta realizzando nella sua vita”. (M.I.)
“Come una guida alpina non decide la meta e non cammina al posto delle persone che accompagna, così lo psicoterapeuta si mette a disposizione delle persone in cammino per agevolare i cambiamenti nella loro vita”. (M.I.)
“Ci sono individui che non siamo in grado di aiutare. Ma anche nei casi più difficili, spesso qualcosa riesce a passare e qualcosa cambia. Quale combinazione di fede, sincerità, realismo, saggezza e furbizia lo rendono possibile? Un terapeuta è una creatura vivente, ragionevolmente complessa e con le proprie ferite. Senza le proprie amare ferite, quale empatia può mostrare un terapeuta, quali profondità può raggiungere? Tuttavia può darsi anche il caso che la malattia più radicata non possa essere guarita senza un tocco di paradiso. Ci sono miracoli che avvengono in luoghi ben nascosti alla vita di ogni giorno. La terapia aiuta le persone a trovare questi luoghi e a credere nella loro esistenza, cosicché, col tempo, le componenti celesti, infernali e terrene del sé diventino compagne l’una dell’altra” (M. Eigen)
“Non si progredisce migliorando ciò che è già stato, bensì cercando di realizzare ciò che ancora non esiste”. (Khalil Gibran)
“Se la mente non riesce a prendersi cura di una situazione con consapevolezza, sarà il corpo a farlo” (anonimo)
“Se smettiamo di cercare, cosa ci resta? Ci resta ciò che è sempre stato qui, al centro. Dietro alla ricerca c’è l’angoscia, il disagio. Quando lo capiamo, vediamo che il punto non è la ricerca ma l’angoscia e il disagio che spingono a cercare. Capire che cercare all’esterno non è la via è un momento magico. Ci rendiamo conto che qualunque cosa cerchiamo, saremo sempre delusi”. (Charlotte Joko Beck)
“La teoria dei costrutti personali guarda al cambiamento come al modo di interpretare le cose, non come al comportamento: “l’attenzione è sulla filosofia generale della persona piuttosto che sul condizionamento di specifici comportamenti”. Il cambiamento è possibile solo nella misura in cui la persona percepisce come significativo il movimento che sta realizzando nella sua vita”. (F. Epting).
“La domanda che ogni essere umano fa al mondo è una domanda d’amore che viene costantemente elusa e la biografia diventa una serie di esperimenti che immancabilmente confermano la propria delusione. Siamo “gettati nel mondo” nostro malgrado. Dovremmo ricordarcelo più spesso e su questo fondare la nostra capacità di comprensione dell’Altro e di noi stessi”. (M.I.)
“Ci sono due tipi di medicina: quella degli schiavi e quella degli uomini liberi. Quella per gli schiavi prevede la rapida rimozione del sintomo, perché il soggetto possa tornare al più presto al lavoro. Quella per gli uomini liberi, prevede la conoscenza e la comprensione del sintomo, il suo significato per la salute complessiva del corpo, per l’equilibrio della persona e per la sua famiglia.” (Platone)
“Parafrasando una frase di George Bernard Shaw: Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa la psicoterapia per guardarsi l’anima.” (M.I.)
“La cosa assolutamente sorprendente della psicoterapia, è che essa sarà più o meno efficace rispetto al “Mana” che la persona attribuisce al proprio psicoterapeuta o che quest’ultimo è capace di trasmettere. Le “tecniche” hanno davvero poco a che fare con gli effetti di una “buona” psicoterapia. Mana è un termine d’origine melanesiana diffuso in molte lingue austronesiane (melanesiana e polinesiana) che generalmente significa forza sovrannaturale, potere spirituale, efficacia simbolica e può essere tradotto con forza vitale. Esso si diffuse in occidente con il testo The Melanesians (1891) del missionario ed etnologo inglese R.H. Codrington. Lo storico delle religioni e scrittore Mircea Eliade chiarisce che il mana (o il suo equivalente nelle altre culture primitive, sia antiche sia coeve all’uomo contemporaneo) è da ricercarsi nella stessa presenza corporea delle cose. In quanto un essere animato (sia visibile o invisibile), oppure inanimato, esiste, per l’uomo arcaico esso è dotato di una sua forza vitale latente; l’evocazione della forza latente delle cose da parte del sacerdote è l’essenza stessa delle pratiche sciamaniche proprie delle religioni arcaiche. Mana è anche un termine hawaiano che vuol dire la forza che viene da dentro” . (M.I.)
“La psicoterapia non è solo “conoscere sé stessi” – per questa via si può anche camminare all’infinito senza mai raggiungere una meta – , bisogna, più propriamente, sperimentare, saggiare sé stessi all’interno di una relazione che è differente da quelle di cui facciamo quotidianamente esperienza, perché in nessun’altra relazione, solitamente, cominciamo a considerare come stanno le cose del nostro vivere. “Che cosa suppongo di fare in ciò che faccio?”: è una domanda molto semplice che può essere posta riguardo alle più svariate vicende della nostra esistenza. Basta però avere un minimo di coraggio per fornirci una risposta, anche la più strana che ci venga in mente, perché un pezzo di strada sia già compiuto”. (anonimo)
“Conosci tutte le teorie. Domina tutte le tecniche. Tuttavia per toccare un’altra anima umana, devi semplicemente essere un’altra anima umana.” (Carl Gustav Jung)
“Più abbiamo espulso la dimensione del sacro dalla nostra vita, dalla nostra società e dalla nostra cultura, più questo aspetto così umano si rivela nel lavoro di psicoterapia. L’anima, delle persone con cui lavoro, non è per nulla laica…” (M.I.)
“Ricordo che la parola Therapeia, terapia, significa in una sua accezione, essere a servizio di qualcuno, servire un altro”. (M.I.)
“Ciò che ogni uomo dice o fa, lo dice o lo fa all’interno del dominio di pertinenza che il suo sistema di costrutti personali definisce per lui.” L’uomo non può mai fare delle scelte al di fuori del mondo di alternative che ha eretto per se stesso” (George Kelly)
“L’atteggiamento di base del terapeuta verso un paziente deve essere di sollecitudine, accettazione, spontaneità ed empatia. Niente, nessuna considerazione tecnica, ha la precedenza su questo atteggiamento.” (Irvin Yalom)
“Guardate dal finestrino dell’altro. Cercate di vedere il mondo come lo vede il vostro paziente.” (Irvin Yalom)
“La terapia non dovrebbe essere guidata dalla teoria, ma dalla relazione.” (Irvin Yalom)
“La storia della psicoterapia abbonda di guaritori che furono efficaci, ma non per le ragioni da loro supposte.” (Irvin Yalom)
“Non impossessarsi del progetto della propria vita significa fare della propria esistenza un accidente.” (Irvin Yalom)
“Quattro questioni ultime sono alquanto pertinenti alla psicoterapia: la morte, la solitudine, il significato della vita e la libertà.” (Irvin Yalom)
“Solo il guaritore che è stato ferito può davvero curare.” (Irvin Yalom)
“Ascoltate i vostri pazienti; lasciate che siano loro a insegnare a voi. Per diventare saggi dovete rimanere studenti. Imparare cose sui pazienti – sì, era questo il compito della scuola di medicina. Quanto a imparare dai pazienti… questo aspetto della mia istruzione superiore mi si rivelò molto più tardi.” (Irvin Yalom)
“Sebbene siano in vigore molte espressioni per definire il rapporto terapeutico (paziente/terapeuta, cliente/consulente, analizzando/analista, cliente/facilitatore, o il più recente – e di gran lunga il più ripugnante – utente/fornitore), io preferisco pensare ai miei pazienti e a me stesso come a compagni di viaggio, un termine che abolisce le distinzioni tra «loro» (coloro che soffrono) e «noi» (i guaritori)” . (Irvin Yalom)
“Una diagnosi limita la visione, diminuisce la capacità di porsi in relazione con l’altro come persona. Una volta stabilita la diagnosi, tendiamo a non considerare in maniera selettiva gli aspetti del paziente che non rientrano in quella particolare diagnosi, e conseguentemente diamo eccessivo valore a dettagli minimi che sembrano confermare la nostra diagnosi iniziale”. (Irvin Yalom)
“Domanda: che cosa ricordano i pazienti quando, anni dopo, ripensano alla loro esperienza terapeutica? Risposta: non gli insight, non le interpretazioni del terapeuta. Del loro terapeuta ricordano piuttosto le espressioni di sostegno positive”. (Irvin Yalom)
“Domanda: qual è lo strumento più valido del terapeuta? Risposta (che nessuno sbaglia): il terapeuta stesso.” (Irvin Yalom)
“I terapeuti devono avere familiarità con il proprio lato oscuro ed essere capaci di immedesimarsi con qualunque desiderio e impulso umano”. (Irvin Yalom)
“Ogni percorso di terapia consiste di piccole o grandi risposte o tecniche generate spontaneamente, che è impossibile programmare in anticipo” . (Irvin Yalom)
“I terapeuti devono trasmettere al paziente che il loro compito supremo è quello di costruire un rapporto insieme, che in se stesso diverrà l’agente del cambiamento”. (Irvin Yalom)
“Nella Psicoterapia dei Costrutti Personali (PCP) ci si prende cura dell’altro e non si cura, semplicemente, un grappolo di sintomi. L’altro è una visione del mondo, una #storia e il suo modo di raccontarla. Per questa ragione, la diagnosi nella PCP deve essere non un modo di classificare il disagio, ma uno strumento per comprendere la persona nel suo insieme e nel suo movimento, partendo dai suoi significati, dal modo in cui essa li erige e li trasforma in azioni. Una diagnosi, quindi, che ci racconta un processo, rende accessibile una storia, anticipandone le possibili evoluzioni al fine di disegnare assieme un cambiamento.” (Massimo Giliberto)
“Dottore, la psicoterapia aiuta a piazzare punti interrogativi alla fine delle parole, come fossero esplosivi” (Paziente)
“Fino a che ogni cliente sarà orientato al non fare gli errori del passato, piuttosto che creare un sistema interpretativo che non richiami la ripetizione di quegli errori in futuro, sarà poco probabile che si stabilisca un movimento psicoterapeutico. Lo psicoterapista che consenta al suo cliente di restare completamente imbrigliato nel suo passato, con le teorie della catarsi, abreazione, purificazione, punizione, espiazione, o qualsiasi altro strumento esorcistico, di fatto è uno che indulge nel pensiero primitivo.”(George Kelly)
Definizione di Alternativismo costruttivo
Nessuno è stato in grado di elaborare un sistema di costrutti universale in grado di formulare previsioni su ogni cosa, infatti tutte le attuali interpretazioni dell’universo mosse da questa teoria sono suscettibili di essere riviste o rimpiazzate. Secondo l’A.C nessuno è completamente vincolato dalle circostanze, nessuno è vittima degli eventi della propria vita. La scelta o l’abbandono di un costrutto comporta sempre delle conseguenze per l’individuo. Da questo punto di vista il pensiero costituisce una rappresentazione di colui che pensa. Si riesce a comprendere come una persona si comporta prestando attenzione al modo con cui si rappresenta gli eventi della propria vita. L’uomo può costruire la realtà in modi diversi e alternativi. Noi tutti ordiniamo gli eventi della vita quotidiana attraverso costruzioni che sono abbastanza elastiche e sulla base di queste costruzioni formuliamo previsioni sugli eventi che consentono di dare senso alla nostra vita. E sono proprio i nostri sistemi di costrutti personali che ci consentono di integrare ogni nuova esperienza nella nostra vita. (GeorgeKelly)
“Scopo della psicoterapia non è tanto quello di “conoscere sè stessi”. Per questa via si può anche camminare all’infinito senza mai raggiungere una meta. Bisogna, più propriamente, sperimentare, saggiare sè stessi. È la ricerca di quel luogo da cui ognuno può amare il suo destino”. (M.I.)