
Agorafobia
La paura è l’incertezza in cerca di sicurezza
(J. Krishnamurti)
L’agorafobia rappresenta un’intensa reazione d’ansia relativa all’essere in situazioni o luoghi dai quali la persona trova difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali può non essere disponibile aiuto in caso di attacco di panico. L’ansia genera tipicamente l’evitamento di tutta una varietà di situazioni che possono includere lo stare fuori casa da soli o lo stare a casa da soli; l’essere in mezzo alla folla; viaggiare in automobile, autobus o aeroplano; l’essere su un ponte o in ascensore. Ciò porta a discriminare tra “zone sicure” e “zone pericolose”.
Esporsi a situazioni temute
Alcuni individui sono in grado di esporsi alle situazioni temute, ma al prezzo di tollerarle sperimentando paura. Avvicinandosi alle situazioni temute, tendono infatti a sentirsi vulnerabili e ad anticipare quanto di più negativo potrebbe capitare. Il che finisce col generare risposte d’ansia (tachicardia, sensazione di soffocamento, sudorazione eccessiva, dolori addominali, impressione di svenimento o di debolezza, ecc.), che in genere vengono considerate come indicative di un grave disturbo fisico o mentale. Spesso, la persona è maggiormente capace di confrontarsi con una situazione temuta quando si trova in compagnia di una persona di fiducia (un membro di famiglia o un amico).
Evitamento
L’evitamento sistematico delle situazioni può compromettere la capacità di spostarsi, di recarsi al lavoro, di portare avanti le incombenze domestiche, e più in generale di conservare una sostanziale autonomia personale. La manovre di evitamento possono comportare limitazioni abbastanza lievi (es. evitare certi viaggi) oppure limitazioni gravi (es. affrontare piccoli spostamenti nel proprio quartiere), fino al limite estremo della reclusione in casa. Il circolo vizioso che viene ad instaurarsi tra gli episodi d’ansia e le condotte di evitamento ostacola la costruzione di progetti di autonomia, accrescendo il senso d’incapacità personale e di dipendenza dagli altri. L’attacco d’ansia o di panico rafforza, infatti, la convinzione che la persona abbia bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui/lei fino a rendere impossibili tutta una serie di attività quotidiane anche elementari.
Chi è a rischio di Agorafobia?
Tra le caratteristiche psicologiche che favoriscono lo sviluppo di una condizione agorafobica compaiono: l’accento sull’autodeterminazione e l’ipersensibilità al controllo o all’interferenza da parte degli altri; la tendenza a reagire alla situazione percepita come minacciosa con il desiderio di fuga; la perdita di sicurezza allorquando si è lontani da casa; la propensione a leggere i sintomi somatici come segni di uno scompenso fisico o psicologico; l’inclinazione a sviluppare un rapporto di dipendenza nei confronti di una figura avvertita come rassicurante, al fine di ottenere assistenza e protezione.
Altrettanto diffusa è la tendenza a nutrire sentimenti contrastanti: da un lato la riluttanza nello stare troppo attaccati alla figura ritenuta fonte di rassicurazione, per il timore di esserne dominati; dall’altro la ritrosia nel prenderne le distanze per il timore di andare incontro a situazioni in cui si necessita di aiuto. Il tutto ha come parallelo una spiccata sensibilità alle configurazioni spaziali. Non a caso, chi soffre di agorafobia evita sia gli spazi troppo stretti (luoghi pubblici affollati, ascensori, ecc.) sia gli spazi troppo ampi (supermercati, centri commerciali, ecc.).
Agorafobia e riverberi nelle relazioni sociali
Al pari di quanto avviene a livello spaziale, anche dal punto di vista relazionale può sentirsi intrappolata all’interno di situazioni da cui sente di non riuscire a liberarsi, sia perché non è in grado di staccarsi dalla persona o dalla situazione che garantisce un senso di sicurezza, sia perché si percepisce priva di sufficienti abilità gestionali.
All’origine del disturbo sembra essere ravvisabile il conflitto adolescenziale tra la spinta evolutiva verso l’autonomia personale e l’opposto desiderio di rimanere in un contesto familiare. Tale conflitto diventa difficile da risolvere nel momento in cui – dinanzi all’accresciuta aspettativa di indipendenza e di assunzione delle responsabilità tipiche dell’età adulta – la persona abbia ragione di dubitare di essere in grado di agire autonomamente e di andare incontro a conseguenze disastrose laddove si comporti in maniera inadeguata