
Disturbi somatoformi (quando il corpo preoccupa)
Disturbo da somatizzazione
D’altronde, l’isteria è possibile solo con un pubblico
(C. Palahniuk)
La caratteristica essenziale del disturbo di somatizzazione è un quadro di ricorrenti lamentele fisiche clinicamente significative, ovvero bisognose di trattamento medico o suscettibili d’indurre una rilevante alterazione del funzionamento sociale o lavorativo. Le lamentele non possono essere pienamente spiegate da nessuna condizione medica generale conosciuta o dagli effetti diretti di una sostanza. Se si manifestano in presenza di una condizione medica generale, risultano eccessive rispetto a quanto ci si aspetterebbe dall’esame fisico e dai reperti di laboratorio.
Deve essere presente una storia di dolore riferito ad almeno a 4 differenti localizzazioni (per es. testa, addome, schiena, articolazioni, arti, torace, retto) o funzioni (cicli mestruali, rapporti sessuali, minzione). Deve anche essere rilevabile una storia di almeno due sintomi gastro-intestinali che non siano il solo dolore.
La maggior parte delle persone che presentano il disturbo riferiscono nausea e meteorismo. Vomito, diarrea e intolleranza al cibo sono fenomeni meno comuni. Le lamentele gastro-intestinali spesso portano ad effettuare esami radiologici, così come interventi chirurgici addominali che a posteriori si rivelano non necessari. Deve inoltre essere rinvenibile una storia di almeno un sintomo sessuale o riproduttivo che non sia costituito dal solo dolore.
Nelle donne può trattarsi di cicli mestruali irregolari, menorragie o vomito in corso di gravidanza. Negli uomini può trattarsi di sintomi come disfunzioni dell’erezione o dell’eiaculazione. Sia le donne che gli uomini possono presentare indifferenza sessuale.
Infine, deve essere rinvenibile almeno un sintomo che suggerisca una condizione neurologica (sintomi di conversione, come deficit della coordinazione o dell’equilibrio, paralisi localizzata, difficoltà a deglutire o nodo alla gola, afonia, ritenzione urinaria, allucinazioni, perdita della sensibilità tattile o dolorifica, diplopia, cecità, sordità o convulsioni, sintomi dissociativi come l’amnesia o la perdita di coscienza con modalità diverse dai mancamenti).
Ipocondria
Una malattia immaginaria è peggio di una malattia
(proverbio yiddish)
La caratteristica essenziale dell’ipocondria è rappresentata dalla paura o dalla convinzione di avere una grave malattia, basata sull’errata interpretazione di uno o più segni o sintomi fisici. Una valutazione medica completa non è in grado d’individuare una condizione che possa spiegare le preoccupazioni circa la sua supposta malattia o i suoi segni-sintomi fisici. A differenza di quanto accade nel caso di un’eccessiva preoccupazione per una sensazione insolita o un dolore fisico inaspettato, nell’ipocondria il timore di essere affetti da qualcosa di grave è il modo in cui la paura si manifesta: sistematico, prolungato e accompagnato da un’insistenza che diviene per lo più ossessionante.
La preoccupazione può riguardare le funzioni corporee (es. il battito cardiaco, la traspirazione o la peristalsi), le alterazioni fisiche di lieve entità (es. una piccola ferita o un occasionale raffreddore) o le sensazioni fisiche vaghe (es. “cuore affaticato”, “vene doloranti”). In alternativa, può riguardare un organo specifico o una singola malattia (es. la paura di avere una malattia cardiaca, l’AIDS, un tumore, ecc.).
La paura o la convinzione ingiustificata di avere una malattia persiste nonostante le visite ripetute, gli esami diagnostici e le rassicurazioni da parte dei medici. Il che può facilitare la costruzione dell’immagine di sé come persona fragile, debole e vulnerabile. La convinzione non è d’intensità delirante, ma la percezione di minaccia rispetto alla salvaguardia della propria integrità fisica può diventare intollerabile man mano che aumenta l’incertezza, portando ad istituire una pericolosa equivalenza tra l’incertezza e il rischio di malattia. Il tutto viene ulteriormente esasperato dal modo in cui la persona finisce per l’essere considerata dagli altri, ovvero come una sorta di “malato immaginario”. La differenza sta, però, nel fatto che l’ipocondriaco avverte concretamente la sintomatologia lamentata, essendo altamente sensibilizzato all’ascolto del corpo al punto che la soglia del dolore si abbassa, portando a percepire il dolore con maggiore intensità.
In genere, reagisce allo stato di allarme in cui vive attraverso il ricorso a strategie d’azione mirate a ridurre lo stato di malessere, ma che contrariamente a quanto atteso finiscono per alimentare ed esacerbare il problema. Tali strategie includono:
- La tendenza ad esercitare controllo: l’illusione di poter arrivare alla certezza assoluta dell’assenza di malattia porta ad accrescere il livello di attenzione e controllo verso ogni piccolo cambiamento corporeo, sia interno che esterno. Nonostante i ripetuti controlli siano finalizzati a ridurre lo stato d’ansia, di fatto possono produrre fastidi, irritazioni e lesioni ai tessuti.
La tendenza ad adottare strategie di evitamento: la propensione ad evitare attività che comportano sforzi fisici, oppure situazioni che favoriscono la rimuginazione sul proprio stato di salute o che accrescono l’ansia (es. cercando di controllare i pensieri nel tentativo di evitare di pensare ai propri problemi di salute). Malgrado le buone intenzioni, l’evitamento di comportamenti considerati a rischio impedisce di vivere esperienze capaci di smentire le proprie idee circa lo stato di malattia, mentre il tentativo di sopprimere determinati pensieri porta ad un incremento degli stessi.
Il ricorso a comportamenti protettivi: i comportamenti protettivi vengono messi in atto al fine di ridurre il rischio di contrarre malattie future, ma concorrono ad alimentare il disagio relativo al benessere fisico e a consolidare l’idea di essere deboli e bisognosi di cure per non ammalarsi. Un altro tipo di precauzione può essere quella del riposo protratto ad oltranza, che di solito comporta la perdita di agilità e forza corporea. In altri frangenti, possono essere effettuati riti volti a scongiurare le insidie dell’ambiente circostante. Il tutto ha l’effetto paradossale di contribuire a mantenere l’attenzione sul problema e ad intensificare i sintomi.
La costante ricerca di rassicurazioni:la ricerca di rassicurazione può essere effettuata attraverso la richiesta di informazioni ai familiari, il ricorso a consultazioni e valutazioni mediche, oppure lo studio di articoli medici che aiutino a formulare una sorta di auto-diagnosi. Ciò ha l’iniziale potere di sedare l’ansia, ma a lungo andare diventa un’ulteriore fonte di angoscia. L’esito delle indagini viene, infatti, interpretato alla luce delle proprie convinzioni, ovvero della presunta difficoltà nell’individuare la “vera natura” del problema. In questa prospettiva, la malattia e l’annessa ricerca di una diagnosi possono diventare un tema fisso e nessun tipo di accertamento specialistico è in grado di arrecare sollievo, nonostante gli esiti negativi.
Disturbo di dismorfismo corporeo
Ogni nostro difetto, rovesciato su di sé, diventa una nostra virtù; purtroppo è vero anche il contrario
(G. Nardone)
La caratteristica essenziale del disturbo di dimorfismo corporeo è la preoccupazione per un supposto difetto nell’aspetto fisico.
Il difetto può essere immaginario, oppure può riguardare una piccola anomalia fisica. In tal caso, la preoccupazione per il “difetto” risulta comunque eccessiva, tanto da generare un significativo stato di disagio, quando non anche l’evitamento delle situazioni di lavoro o contatto sociale. Alcune delle preoccupazioni più comuni riguardano la forma, le misure, o qualche altro aspetto del naso, degli occhi, delle palpebre, delle sopracciglia, delle orecchie, della bocca, delle labbra, dei denti, del mento, delle guance o della testa. Tuttavia, ogni altra parte del corpo può diventare fonte di preoccupazione.
Per quanto la lamentela sia spesso specifica (es. le labbra “storte” o il naso “a patata”), altre volte è invece vaga (es. la faccia “cascante”, oppure lo sguardo “sfuggente”). Gran parte delle persone con questo disturbo sperimentano un grave disagio dinanzi alla presunta deformità, fino a descrivere le preoccupazioni come “intensamente dolorose”, “tormentose”, “devastanti”e difficili da controllare.