
La sindrome del burnout
Il termine burnout sta ad indicare una particolare forma di reazione allo stress lavorativo, soprattutto tipica delle cosiddette professioni di aiuto (medici, infermieri, psicologi, insegnanti, poliziotti, vigili del fuoco, avvocati, ecc..) ossia professioni nelle quali il rapporto con l’utente/paziente/cliente ha un’importanza centrale in termini di significato e di lavoro in sé.
Tale sindrome sarebbe caratterizzata da una costellazione di sintomi psicofisici e di atteggiamenti verso il lavoro e le sue componenti costituirebbero la fase finale di un processo difensivo-reattivo verso condizioni di lavoro vissute come insoddisfacenti.
Il burnout è un processo che si sviluppa diversamente in ogni individuo a seconda delle caratteristiche del lavoro , delle caratteristiche personali e del contesto sociale. Per sindrome del burnout si intende una risposta ad uno stress emozionale cronico con tre particolari componenti:
- Esaurimento emotivo
Ridotta produttività nel lavoro
Deterioramento della relazione con l’utente/paziente/cliente
Alla sindrome del burnout vengono associate e spesso sovrapposte varie sensazioni psicologiche come l’apatia, l’ansia, la depressione ecc..
La depressione è uno dei sintomi principali, tuttavia la depressione da burnout è sostanzialmente differente da quella “cronica”. Una persona depressa non reagisce e tende a darsi per vinta, mentre un soggetto in burnout cerca di recuperare l’energia persa. In un depresso si può identificare l’evento demoralizzante, mentre in un soggetto in burnout la depressione si manifesta come una conseguenza dell’energia consumata senza ottenere i risultati previsti.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto tale sofferenza, specificando che non si tratta di una vera e propria malattia, caratterizzata da sintomi ripetitivi e una causa ben definita, ma di una sindrome che si manifesta con una costellazione di sintomi e segni che possono variare e non sono riconducibili a una causa comune.