
- Articoli di Psicologia clinica
- da interattivamente
- 7 Maggio 2022
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Siamo peggio di quello che crediamo di essere
La tendenza all’auto-attribuzione
La maggior parte delle persone, non solo si ritiene immune dalla possibilità di compiere azioni crudeli, ma soprattutto si ritiene “al di sopra della media” rispetto a molte qualità, come ad esempio intelligenza, onestà sensibilità, generosità ecc … Questa propensione, ampiamente studiata dalla psicologia sociale, è il risultato di una inconsapevole manipolazione, sistematica e automatica, effettuata sull’informazione riguardante se stessi.
Gli individui, cioè, spinti dal bisogno generale di percepirsi positivamente, si cimentano in attività in cui hanno maggiori probabilità di riuscita, si confrontano con chi è in condizioni peggiori o più svantaggiate, sovrastimano il proprio contributo a imprese comuni, recuperano in modo selettivo i ricordi positivi. L’intero processo di auto-attribuzione è distorto sia in fase di raccolta, sia in fase di interpretazione delle informazioni e conduce a una sopravvalutazione di sé.
La distorsione riguardante le qualità personali
Di rilievo è anche un’ulteriore distorsione, quella riguardante l’importanza attribuita alle qualità personali nel predire eventi desiderabili, ossia chi si considera particolarmente socievole tenderà a pensare che questo aspetto rappresenti l’elemento determinante del suo successo professionale, svalutando caratteristiche come la precisione, la puntualità, la scrupolosità o l’ambizione, che evidentemente non gli appartengono.
L’ottimismo illusorio
La tendenza a pensarsi al di sopra della media si associa anche al sentirsi meno esposti degli altri agli eventi sventurati della vita. La ricerca sociale mette in evidenza come le persone ritengano di avere minori probabilità di diventare alcolisti, di tentare il suicidio, di divorziare, di avere un infarto di contrarre una malattia venerea o il COVID-19, o una reazione avversa a qualche farmaco, rispetto al resto della popolazione. Esenti, in sostanza, da ciò che fa loro paura, al riparo dal male.
Questo ottimismo illusorio, tuttavia, ha come inevitabile conseguenza quella di esporre maggiormente a ciò che si ritiene di poter controllare. Sentirsi speciali, pressoché invulnerabili è una convinzione che può assimilarsi a una lente deformante che impedisce di notare quanto in realtà si sia somiglianti agli altri e, come loro, esposti all’inesorabile precarietà dell’esistenza.